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A PROPOSITO DI SPORT GIOVANILE

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Mi è capitato di leggere questa pubblicazione della SCUOLA DELLO SPORT del CONI, trovata sul sito di SKITIME.

L'articolo è un tantino lungo e confesso di averlo dovuto leggere più volte per comprendere certi passaggi, ma poichè nelle conclusioni viene posto l'accento proprio sull' acquisizione della abilità motorie, sulla specializzazione precoce, sui ragazzi fenomeni perchè biologicamente più maturi, su competizioni giovanili che non rispettano lo sviluppo psicomotorio dei ragazzi, su un'eccessiva attenzione data al risultato del singolo, etc. etc. ho voluto farne un non breve riassunto, che a dire il vero è un vero e proprio copia incolla delle cose salienti evidenziando proprio le conclusioni. 

E' stato scritto da Campaci Roberto (Allenatore di 4° livello dal 2010, Istruttore nazionale Fisi sci di fondo dal 1992, Allenatore responsabile squadra nazionale maschile Fisi sci di fondo "A Vancouver 2010" dal 2007 al 2008), da Macor Enzo (Allenatore di 4° livello dal 2010, Giudice internazionale Fisi sci di fondo dal 2008, omologatore internazionale piste sci di fondo dal 2009, tecnico delle squadre nazionali Fisi prove nordiche dal 1995 al 2010) e da Renato Manno (Istituto di Medicina e Scienza dello sport del Coni Roma).

Questo articolo analizza il contributo dato dagli atleti dello sci di fondo al medagliere italiano ai Giochi olimpici invernali. Indaga, in campo internazionale, sull’età in cui si consegue la massima prestazione individuale sia per quanto riguarda la categoria maschile che femminile.

E infine verifica se i risultati ottenuti in campo internazionale nella categoria Juniores (mondiali juniores) possono essere indicativi per i risultati che saranno ottenuti successivamente dagli stessi atleti nelle massime competizioni assolute (Giochi olimpici invernali, Campionati mondiali).

Contestualmente a ciò si analizza la posizione dell’Italia rispetto alle Nazioni più rappresentative.

La prima parte dell'articolo è un'esposizione delle modalità che hanno portato a determinati risultati di indagine; personalmente mi affascina molto vedere come vengano analizzate e studiate le classifiche, comparandole ad altre classifiche, all'età degli atleti etc. etc. ... ma ciò che è più importante sottolineare, è la conclusione a cui sono giunti ed è giusto sottolineare che non sono 3 matematici impazziti, ma sono 3 illustri tecnici dello sci nordico.

Ciò premesso espongo le conclusioni (...che non sono mie):

• tra le donne si nota meno “concorrenza” rispetto agli atleti della categoria maschile (ma questa non è certo una novità )

• l’Italia risulta essere tra le nazioni più rappresentative in termini di numero di atleti di vertice;

• l’età media nella quale si raggiunge la massima prestazione individuale (per tutte le nazioni) è elevata e vicina ai trent’anni sia per gli uomini che per le donne. Per le donne la media è ventisette anni e quella dei maschi è ventotto anni;

• gli atleti italiani della categoria maschile, in termini di età, raggiungono la massima prestazione individuale dopo gli atleti di tutte le altre nazioni “più rappresentative”. Le atlete italiane, in questo tipo di analisi, sono seconde solo dopo la Russia;

• gli atleti, sia della categoria maschile sia femminile, che primeggiano in campo internazionale juniores raggiungono prima degli altri la massima prestazione individuale nelle Competizioni assolute;

• si nota una relazione tra i risultati ottenuti dagli atleti, sia della categoria maschile sia di quella femminile, nelle Competizioni assolute e quelli precedentemente ottenuti dagli stessi atleti nei Campionati Mondilai Juniores;

• gli atleti italiani considerati per l’analisi e classificati nelle prime cinque posizioni nelle Competizioni assolute si trovavano già ai vertici delle classifiche internazionali quand’erano juniores;

• gli atleti italiani classificati oltre la quinta posizione nelle Competizioni assolute avevano ottenuto pochi risultati di rilievo in campo internazionale quand’erano juniores .

Ora ... da tutto questo discorso che è bello lungo e ricco di dati ... penso di aver capito questo : analizzando tutte le nazioni più rappresentative si è notato che il conseguimento di un piazzamento tra le prime posizioni ai Campionato Mondiali Juniores da parte di un atleta dello sci di fondo pone delle buone possibilità che questo risultato possa essere ripetuto successivamente dallo stesso atleta anche in campo assoluto; ma (e qua viene il bello) analizzando tutti i piazzamenti degli italiani ai Campionati Mondiali Juniores dall'anno della loro istituzione (1979), in questo ultimo decennio si è notato un notevole calo dei piazzamenti frai i primi dieci rispetto al decennio precedente.

E, se tanto mi da tanto, le considerazioni a cui giungono i tre studiosi è che sembra manifestarsi “una crisi” del recente sistema di gestione dell’attività giovanile italiana nella disciplina dello sci di fondo che si ripercuote di conseguenza successivamentein campo assoluto.

Vengono in seguito avanzate alcune ipotesi sugli elementi tecnici ed organizzativi che possono aver causato risultati inferiori alle attese:

• Cambiamento degli stili di vita dei giovani di oggi: attualmente i giovani, anche quelli provenienti delle zone di montagna, hanno ridotto, per questioni socio-culturali, la loro normale attività motoria rispetto a quelli di un tempo. Ne consegue che nei giovani si “limitano indirettamente” l’acquisizione di tutte quelle esperienze motorie necessarie per un corretto sviluppo psicofisico.

• Tipologia dei percorsi di allenamento su neve: gli allenamenti su neve da parte dei giovani atleti vengono effettuati presso gli innumerevoli Centri fondo disseminati su tutto il territorio nazionale. Le piste si snodano su percorsi utilizzati anche dai turisti, che sono sempre perfettamente tracciati. Ne consegue che i giovani creano i loro adattamenti tecnici su piste “troppo curate”.

• Modello delle competizioni giovanili: in Italia la selezione di eventuali giovani talenti passa attraverso un modello di competizioni che non risulta in linea con le qualità sviluppabili nelle diverse fasi della crescita. Di fatto, attualmente, le competizioni giovanili si differiscono rispetto a quelle degli adulti esclusivamente in termini quantitativi (distanza, dislivello) e sono quindi “strutturate” per esaltare i risultati degli atleti “biologicamente accelerati” e/o “specificatamente allenati” a ottenere il risultato a breve termine. Ne consegue che potrebbero venire “favoriti” atleti non dotati, ma biologicamente accelerati (Rost 1995). Questo modello di competizioni potrebbeindurre i tecnici a porre l’attenzione su un modello di preparazione altamente specifico nel quale spesso viene trascurata la preparazione “multilaterale estensiva”, cioè una metodologia allenante nella quale si adottano esercitazioni che hanno pochi riferimenti tecnici, in questo caso, con la disciplina dello sci di fondo, ma che servono allo sviluppo fisico generale e del patrimonio di movimenti e, indirettamente anche al miglioramento della prestazione specifica. (e questa è quella che a me personalmente piace di più come affermazionealt)

• Materiali tecnici: In questi ultimi anni, nella gestione dell’attività giovanile, si è data troppa importanza ai materiali, intesi sia come sci, ma soprattutto scioline, paraffine e strutture, trascurando altri aspetti formativi decisamente più importanti. Da non trascurare inoltre che tra i giovani la mancanza del risultato nelle competizioni spesso è attribuita come alibi all’utilizzo di materiali “non all’altezza”, creando quindi un meccanismo di “deresponsabilizzazione”.

• Volumi di lavoro insufficienti da parte degli atleti delle categorie giovanili: dall’analisi dei diari di allenamento, forniti da alcuni tecnici federali, di dieci atleti (uomini) della squadra nazionale di quest’ultimo decennio emerge che il volume di allenamento svolto nell’ultimo anno della categoria juniores è mediamente di circa 500 ore. Questo dato risulta inferiore di circa il 22% rispetto a quanto riportato da Enoksen, Aukland, Harnast (2010) su un atleta di alto livello norvegese (635 ore). Per quanto riguarda le donne su dieci atlete la media risulta di 470 ore.

• Aggiornamento dei tecnici: la Scuola tecnici federale, organo della Fisi deputato alla formazione e all’aggiornamento dei tecnici, per vari motivi negli ultimi dieci anni ha organizzato una media di un aggiornamento tecnico ogni 2-3 anni. Questa scelta ha creato uno “scollegamento” tra il vertice e la base con una conseguente difformità metodologica.

• Gestione dell’attività allenante nelle diverse realtà territoriali (Comitati zonali): gli indirizzi di lavoro dei diversi Comitati attualmente sono frutto di esperienze individuali dei loro allenatori. Le linee di lavoro tra i diversi Comitati in alcuni casi sono abbastanza discordanti, sia per quanto riguarda la tipologia di lavoro sia, in alcuni casi, la tecnica, i test di verifica dell’allenamentol’archiviazione dei dati relativi al lavoro programmato e quello svolto.

• Status dei tecnici che operano sul territorio: la maggior parte dei tecnici che opera sul territorio non pratica questa professione come attività primaria. Ne consegue chela presenza dei tecnici non è “costante” per tutto il periodo dell’anno e, quindi, i giovani atleti sono seguiti saltuariamente.

Alla fine di tutto vengono esposti alcuni punti di riflessione sulle competizioni in genere:

• il modello delle competizioni dovrebbe essere modificato nel tempo in funzione degli obiettivi delle diverse tappe della programmazione dell’allenamento a lungo termine.

• Le competizioni potrebbero essere strutturate in maniera tale che le abilità richieste siano compatibili con quelle che si possono sviluppare nei diversi periodi della crescita, in quanto le strutture funzionali dell’uomo, in particolare quelle del sistema nervoso, non procedono in linea con il processo naturale di maturazione, ma in funzione dell’attività fisica svolta.

• Le gare dovrebbero contenere sempre dei presupposti di “progressiva costruzione” delle qualità richieste e soprattutto la specializzazione andrebbe introdotta con gradualità.

• Nelle competizioni, l’aspetto agonistico andrebbe introdotto gradualmente e successivamente a forme competitive con elevate componenti ludiche.

• Le competizioni possono essere programmate anche durante tutto l’anno e in discipline diverse. Questo permetterebbe al giovane di realizzare esperienze agonistiche nelle quali sono richieste qualità differenti sia sotto l’aspetto condizionale che, soprattutto, coordinativo. 

• Il sistema delle gare non dovrebbe evidenziare in maniera marcata il singolo vincitore, ma dovrebbe creare condizioni tali che il risultato finale sia legato al lavoro di più soggetti. In questo senso le staffette potrebbero essere uno strumento interessante, meglio se formate da atleti scelti a estrazione tra gli iscritti e non tra società di provenienza. Questo potrebbe essere un modo per creare condizioni diverse di socializzazione. 

• Nelle competizioni individuali, i risultati apparentemente “esaltanti” non dovrebbero essere particolarmente enfatizzati, in quanto potrebbero essere legati ad uno sviluppo precoce del giovane. Di fronte a una situazione di questo genere “l’allenatore attento” dovrebbe preparare psicologicamente l’atleta al giorno in cui le vittorie potrebbero diventare sempre di più un ricordo. Sono innumerevoli gli esempi di atleti considerati campioni da giovani che poi, nel proseguo della loro carriera, “smarriscono la loro strada” andando così incontro ad un abbandono precoce non solo da una specifica attività ma, peggio ancora, dallo sport in generale.

• La preparazione nei giovani non andrebbe organizzata in maniera tale ricercare la condizione di “forma” in uno specifico periodo temporale(campionati di vario genere). L’obiettivo formativo a lungo termine dovrebbe sempre prevale su quello a breve termine, anche in questo caso.La qualità dei materiali, in particolare sci e scioline, sono determinanti per amplificare le “capacità” di chi li utilizza che così facendo, mostra risultati non collegabili con le sue effettive potenzialità. Per questo motivo, tra i più giovani, andrebbe valutata la possibilità di porre delle limitazioni sia in termini numerici che di tipologia di prodotti. A

Per creare le condizioni per poter sviluppare nei giovani in un numero elevato di abilità motorie specifiche si potrebbe proporre ai diversi “Centri fondo”, disseminati su tutto il territorio nazionale, di istituire dei percorsi ad alto contenuto tecnico dove i giovani atleti possano esercitarsi   La Federazione potrebbe prendere in considerazione anche l’ipotesi di creare, nei punti “chiave” del territorio nazionale, alcuni Centri federali dove mettere a disposizione dei tecnici a “tempo pieno” con obiettivi metodologici comuni. Per concludere, va considerata comunque la necessità di condividere gli obiettivi, a partire dal vertice dell’organizzazione fino alla base, attraverso un incisivo aggiornamento dei tecnici e una particolareggiata formazione dei dirigenti.

 

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