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A PROPOSITO DI SCHWARZER ED ASPETTATIVE ECCESSIVE

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Eccomi qua a fare alcune considerazioni del tutto personali sulla vicenda Alex Schwarzer ... finalmente trovo 5 minuti per riportare alcuni spunti su discussioni più o meno animate apparse su facebook dopo la "clamorosa" confessione.

Ovviamente la delusione iniziale è stata grande, un po' per tutti suppongo ... primo perchè era l'emblema dello sport giovane e pulito (al di là delle solite battutine sul suo eccessivo consumo di merendine cheeky) e secondo perchè aspettavamo tutti le sue gare perchè ce lo avevano presentato come in ottima forma e pronto a vincere una medaglia, magari quella più pregiata.

I commenti su facebook dopo il fattaccio si sono sprecati, gli insulti sono stati tanti e poi, dopo la conferenza stampa, gran parte della gente ha cambiato opinione ... io invece ho mantenuto quella che già avevo e anzi si è rafforzata.

Ricordo Barcellona 2010, europei, Schwarzer vince l'argento e invece di gioire si giustifica con giornalisti e spettatori per il mancato oro ... francamente il primo pensiero è stato: NON E' NORMALE ... così come non era normale Federica Pellegrini che dopo l'argento olimpico di Atene 2006 (a 16 anni) ha pianto per non aver vinto l'oro (almeno io ricordo questo, qualcuno mi corregga se sbaglio).

Insomma è evidente che l'attesa che si ripone sulla prestazione di un atleta è direttamente proporzionale alla sua delusione e al negativo risvolto psicologico che questo ha sull'atleta stesso.

Ho quindi avanzato un'accusa verso l'eccessiva esposizione mediatica già in giovanissima età ... troppo, troppo spesso i giovani atleti sono osannati sui giornali come PROMESSE, come SPERANZE ... troppo spesso gli speaker alle varie gare li esaltano, li nominano troppe volte (e per contro sempre, ma proprio sempre si dimenticano invece di quelli che stanno dietro, di quelli che fanno la stessa identica fatica, di quelli che sono compagni di gara e di allenamento e creano il vero vivaio di promesse e speranze). Poi chi lo spiega a questi ragazzi che se l'anno successivo non vengono più menzionati sui giornali non sono finiti ma semplicemente stanno superando una normale fase di crescita e magari sono gli altri ad essere cresciuti fisicamente e tecnicamente? Sta a noi allenatori e genitori spiegarlo ovviamente, non è obbligatorio farli cambiare sport solo perchè non vincono più e non è nemmeno obbligatorio caricarli di doppio allenamento ... non ancora almeno, non finchè non saranno pronti fisicamente e mentalmente. Se solo pensiamo che per i giornali, dove ovviamente chi scrive non ha mai fatto una gara in vita sua,  bastano due quinti posti olimpici per diventare DELUSIONI, capiamo quanto conta ciò che gli altri dicono o scrivono!!! 

In seguito a questa mia considerazione qualcuno ha afferamto che un atleta pagato per fare ciò che gli piace NON DEVE avere certi cedimenti ... la mia risposta a ciò è stata: Penso di non sbagliare dicendo che tutti i "commentatori" qui sopra sono degli sportivi e che hanno iniziato nello stesso modo in cui hanno iniziato i vari Schwarzer o Pellegrini etc. etc. ... abbiamo iniziato per puro piacere e divertimento. Questi ragazzi hanno avuto il nostro stesso percorso, hanno iniziato a fare sport spinti dai genitori o dagli amici con l'intento di divertirsi facendo movimento e per "restare sani" e poi si sono ritrovati ad essere bravi, molto bravi, poi campioni ma senza avere le "istruzioni d'uso", hanno la fortuna di essere pagati per fare ciò che più piace e forse, paradossalmente, è proprio questo il problema, per la pressione che ciò comporta ...(qualcuno di sicuro commenterà che se questi fossero i problemi magari ad averne ma non è così). Secondo me è ora di dare ai futuri campioni le "istruzioni per l'uso" ... è ora di lavorare per far si che imparino che nella vita c'è altro e non solo la VITTORIA a tutti costi. Il mio commento sui giovani campioncini osannati sui giornali e al microfono dai vari speaker alle gare (e mi riferisco ad alcune gare in particolare e ad alcuni giovani atleti in particolare) è solo un primo suggerimento su come si potrebbe fare. Oppure il giovane atleta dovrebbe essere supportato da genitori e allenatori in grado di fargli capire che non sarà sempre così, che avrà degli alti e bassi, che si sentirà dire che non vale più niente o che è un campione imbattibile, ma ciò che conta è che faccia sport perchè gli piace, perchè gli fa bene, perchè si diverte, perchè ha imparato cosa vuol dire impegno, perchè ha imparato ad amministrare il suo tempo, perchè è diventato più intelligente, perchè ha imparato a superare le sue paure, perchè ha imparato a perdere, perchè ha imparato che la prossima volta andrà meglio, perchè ha imparato a capire quali sono i suoi limiti, perchè ha imparato a rispettare gli altri .... e gli si dovrà insegnare che un domani, quando non gli piacerà più, o quando non si divertirà più, dovrà sentirsi libero di cambiare o lasciare perchè la vita non finisce per un podio olimpico sfuggito.

Poi c'è stata la conferenza stampa e, forse perchè donna, forse perchè mamma ... non lo so ... ma ho provato una gran pena; anche qua i commenti sono stati "lacrime di coccodrillo", "adesso è inutile fare la commedia" etc. etc. e io ho innanzitutto pensato al fatto che è forse l'unico che ha avuto il coraggio di ammettere le sue colpe così pubblicamente e le lacrime non erano lacrime volte a chiedere perdono, ma lacrime di PURA VERGOGNA, cosa che ormai dovrebbe essere considerata una virtù, non solo riferendomi al doping e allo sport ma anche alla vita. Non ha cercato scuse, non ha chiesto di perdonarlo, non ha chiesto di non essere squalificato ... ha solo spiegato perchè ha ceduto alla tentazione di imbrogliare e soprattutto ha messo a rischio la sua vita. 

Ho ascoltato la versione integrale dell'intervista e le cose che mi hanno colpito sono state il fatto che ormai allenarsi era diventato un sacrificio, era solo pura fatica, era doversi allenare perchè tutti si aspettavano qualcosa di grande da lui. Per me non può esistere sacrificio se si fa qualcosa che piace, il sacrificio è altro, non ha niente a che fare con lo sport perchè lo sport deve essere divertimento a qualsiasi livello si faccia.

La seconda cosa che mi ha colpito è stata l'affermazione che ha fatto riferendosi a Carolina Kostner che più o meno era questa: lei pattina perchè le piace, io marcio perchè sono bravo. E qua sta il secreto di tutto, NON SI DIVERTIVA.

Durante la trasmissione olimpica serale ricordo che Andrea Lucchetta ha detto: "non capisco come si faccia a non amare l'allenamento, io non vedevo l'ora di allenarmi" ed è vero, verissimo, è fondamentale aver voglia di allenarsi perchè ci si diverte, perchè come si suol dire "è il viaggio che conta e non la meta" ... l'unica differenza è che lui ha giocato a pallavolo (gioco stupendo e divertente) Schwarzer faceva uno sport di resistenza.

Ovviamente non posso non osare pensare al fatto che, se ha fatto ciò, l'ha fatto per uscire DEFINITAMENTE da un mondo che non gli piaceva, in cui ci era arrivato perchè era bravo e non perchè gli piaceva.

La considerazione finale che vorrei fare, visto che nel mio gruppo gli atleti che vengono da sport di resistenza e fatica sono parecchi, è che forse è il caso di rivedere un po' i criteri di allenamento, le spettative e le ambizioni che vengono riversate soprattutto sui giovani che praticano questi sport che restano comunque sport stupendi, se non viene mai trascurato il fatto che, se non c'è la componente divertente, faranno la stessa fine di questo bravo ragazzo.

Ora mi auguro che Schwarzer metta al servizio dello sport la sua esperienza, che non venga tagliato fuori da tutto perchè "sporco", sarebbe un grandissimo errore non fare tesoro di ciò che ha saputo e osato affermare.

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